La figura del pagliaccio è lontana erede della maschera del diavolo, frequente nelle sacre rappresentazioni medievali. In Inghilterra la figura del pagliaccio si incontra già prima di Shakespeare, tanto che Amleto ne parla nell’omonimo dramma. La parola “pagliaccio” richiama l’abito, fatto spesso di tela grezza di cui si rivestono i pagliericci e che effettivamente poteva farli rassomigliare a sacchi o fantocci pieni di paglia.
Il pagliaccio è generalmente vestito in modo buffo, ma non mancano esempi di personaggi più romantici (ad esempio alcuni pagliacci hanno disegnata una lacrima sul viso e un abbigliamento relativamente più sobrio). La maschera del pagliaccio ha nella tradizione italiana una posizione culturale di rilievo. La si ritrova nella letteratura, nel cinema e nel teatro.
Anche i Maestri vetrai di Murano esplorano da sempre, con il vetro, questa particolare figura che può essere pasticciona, divertente oppure romantica, timida o malinconica.
Pagliaccio con fazzoletto, part., PINO SIGNORETTO
LA SAPIENZA CHE SCORRE NELLE MANI
Visitando la vetreria Venier si ha la sensazione di essere in una antica bottega rinascimentale italiana dove il lavoro incessante si intrecciava con la creatività dei maestri, la conoscenza dei materiali, il rigore, i desideri di dame e committenti, la riverente ubbidienza degli assistenti.
Figure centrali sono sicuramente i Maestri vetrai che fin dalla più giovane età (10-12 anni) hanno condiviso la loro esistenza con l’incandescenza del vetro: in loro vive l’esperienza e la tradizione di secoli di storia, rinnovata attraverso la specializzazione in poche, se non in un’unica, lavorazione per la quale sono conosciuti e stimati: c’è chi infatti è maestro nei lampadari, chi nelle sculture, chi nei vasi… e la loro fama è giunta fino a importanti Capi di Stato e le loro opere trovano posto nei musei più famosi del mondo.
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